Recensione di “Il libro dei sogni” di Mikkel Birkegaard
Copenaghen, 1846.
Nelle polverose stanze dell’ufficio censure, nasce il mistero dell’omicidio di un funzionario, il cui figlio e protagonista Arthur è determinato ad identificarne l’assassino. Aiutato dal restauratore di volumi antichi, Mortimer Welles, il ragazzo vivrà un’intrigante storia attraverso i misteri ed i segreti di una cupa Copenaghen, storia che svelerà l’importanza che i libri possono assumere, soprattutto quando censurati e bollati come “proibiti”.
L’ambientazione del romanzo è il punto forte di Birkegaard, che evoca un’atmosfera quasi gotica in una città nordica di cui non si sente spesso parlare: questo, più la storia di spionaggio, rivolta e caccia agli autori ed ai libri “eretici”, fa in modo che l’ambientazione prenda vita e doni al lettore un’impressione di cupezza estremamente piacevole.
L’esistenza, poi, di una leggendaria biblioteca che raccolga tutti i libri proibiti, il cui accesso è permesso solo ai meritevoli, pone Arthur davanti a misteri come il chiedersi perché il padre gli abbia lasciato in eredità un libro completamente incomprensibile e chi ci sia dietro gli enigmi che “proteggono” la biblioteca.
Un romanzo bello e semplice, narrato con uno stile quasi fiabesco, ma capace di prendere ritmo al momento giusto. La lettura è piacevole ed intrigante, sicuramente consigliata a tutti.
Il libro dei sogni
di Mikkel Birkegaard
2013
Longanesi
17,60€